Meditazione del Patriarca al pellegrinaggio diocesano dei giovani alla Madonna della Salute (Venezia, 20 novembre 2024)
20-11-2024

Pellegrinaggio diocesano dei giovani alla Madonna della Salute

(Venezia, 20 novembre 2024)

Meditazione del Patriarca Francesco Moraglia[1]

 

Noi oggi abbiamo bisogno di testimoni. I maestri non si ascoltano volentieri, si ascoltano sì… ma i testimoni ci dicono che quello che ci stanno comunicando è la loro vita.

Oggi ci è giunto un messaggio importante da parte di Fabio Mariuzzo: la nostra vita non coincide con la nostra esistenza biologica e va oltre. E potremmo declinare tutto ciò con una affermazione di fondo: Fabio non è la sua malattia, è il suo modo di vivere questo disagio, quello che lui ha chiamato per almeno due volte “sfortuna”.

Di fronte alle testimonianze che abbiamo appena sentito è difficile ora prendere la parola ma, cari ragazzi, dobbiamo essere pronti a non stare zitti di fronte a certe situazioni difficili e scomode che possono accadere in casa, in classe, con gli amici, per la strada. Anche se sarebbe più comodo stare zitti e non parlare, anche se sarebbe più comodo non guardare e voltarsi dall’altra parte.

Dopo aver terminato oggi la telefonata con don Riccardo, per concordare i tempi del mio intervento, immediatamente sono ritornato ad un’esperienza che avevo fatto e che in me ha lasciato il segno. Era il 4  giugno del 2020 e mi era venuto a trovare Sammy Basso, che pochi mesi fa ci ha lasciato. Io sono rimasto colpito vedendo questo ragazzo, anche lui affetto da una malattia genetica rara che l’ha portato ad invecchiare precocemente e con un’aspettativa di vita dai quattordici ai venti anni (lui ci ha lasciato a ventotto).

Gli incontri ci cambiano sempre e ci cambiano o in bene o in male; non c’è mai un incontro che ci lascia come eravamo prima. Ecco perché gli incontri vanno curati,  preparati e non vanno banalizzati. Io vi rimando a quello che, secondo me impropriamente, è stato definito il suo “testamento spirituale”; in realtà è una lettera che inneggia alla vita.

Ho iniziato dicendo: nessuno di noi, nessuna nostra vita, coincide con l’esistenza biologica, noi non siamo la nostra malattia ma non siamo neppure la nostra bellezza o la nostra intelligenza. Non siamo, se l’abbiamo, la nostra cultura perché la persona va oltre tutte queste cose.

Mi limito a rileggere con voi alcuni pensieri di Sammy Basso che ricalcano un po’ quello che Fabio oggi ci ha detto. Ne riprendo solo alcuni spunti e poi voi potete, in rete e senza nessuna fatica, leggere tutta quella lettera che è un ’inno alla vita da parte di una persona che voi, vedendola, vi chiedevate: come è possibile?

“Fin da bambino, come ben sapete, la Progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte. Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio”.

“Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito. Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!”.

“Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo…”.

“Per un cristiano però la morte è anche altro. Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da cristiano ho affrontato la morte… Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non Lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede”.

“Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono di certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei. Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla…”.

“Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi e, se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei ancora scelto di vivere al vostro fianco. Sono contento che domani il sole spunterà ancora, vi sono vicino e, se mi è concesso, veglierò su ciascuno di voi. Vi voglio bene. Sammy”.

Cari ragazzi, adesso vorrei concludere ricordando anche le parole che il Papa ci ha detto qui a Venezia, era il 28 aprile scorso. Dopo la bella testimonianza di Fabio, dopo la lettera di Sammy, ricordiamo quello che il Papa ci ha detto (cfr. Intervento del Santo Padre Francesco durante l’incontro con i giovani alla Salute, Venezia 28 aprile 2024): occorre innanzitutto alzarsi da terra perché siamo fatti per il cielo, alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto, stare in piedi di fronte alla vita (non rimanere seduti sul divano…) e dire: eccomi! Dire al Signore che credo in Lui, accogliere il dono che siamo per riconoscere prima di ogni altra cosa che siamo preziosi e insostituibili perché ognuno di noi è bello e ha un tesoro dentro di sé, un tesoro da condividere con gli altri.

Nella vita quotidiana, dunque, la prima cosa da fare al mattino è ringraziare Dio per la vita, confidare a Lui le proprie emozioni, come quando ci si innamora, chiedere perdono, pregare il Padre Nostro.

Noi non siamo la nostra esistenza biologica, non siamo la nostra bellezza o la nostra intelligenza. Noi siamo delle persone amate da Dio e Dio ci chiede di amarci perché questo mondo – così faticoso, basta semplicemente ascoltare e vedere i telegiornali… – ha tanto bisogno di amore e perché l’amore non sia uno slogan; è rispetto di ogni persona che, da oggi in poi, incontrerò nella mia vita.

Guardiamo allora Maria: Lei è la Madre, Lei crea famiglia e dove c’è famiglia, c’è qualcosa che ci permette – come abbiamo sentito anche nella testimonianza di Fabio – di andare al di là con delle promesse che solo chi ci vuole bene, solo chi ci ha dato la vita, ci può fare. Molte volte abbiamo bisogno non di ragionamenti ma di persone che ci incoraggiano anche solo con una parola: ti andrà bene, non avere paura… In questo modo ci dicono tutto e non ci fanno sentire soli.

[1] Il testo è stato risistemato in alcune sue parti, per renderlo più agile, mantenendo sempre lo stile diretto e del parlato.